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Poggesi illustri

soffici
dom 16 giu, 2024

Filippo Mazzei

Filippo Mazzei

Nasce a Poggio a Caiano il 25 dicembre 1730. A sei anni inizia la scuola a Prato per poi intraprendere a Firenze, all’Ospedale di Santa Maria Nuova, lo studio di medicina e chirurgia.
Dopo tale periodo, in seguito ai contrasti sorti in famiglia per l’eredità del padre, si trasferisce a Livorno dove esercitò con successo la professione di medico. Ma la forte personalità e il suo spirito inquieto lo portarono alla ricerca di altre strade: si dette al commercio e ai viaggi approdando, dopo varie peregrinazioni, a Londra dove rimase per alcuni anni raggiungendo una posizione piuttosto agiata. Ciò non gli impedì nel 1773 di partire per l’America. Proprio a Londra aveva infatti stretto amicizia con alcuni cittadini della Virginia che lo avevano informato dei problemi e delle tensioni sorte nei rapporti tra le colonie americane e il governo inglese. Fu così che maturò la decisione di recarsi in Virginia con un gruppo di toscani al seguito. Qui si fece amico di Thomas Jefferson e contribuì alla stesura della Costituzione Americana. Nel 1779 torna in Europa come agente per gli affari economici e, dopo una nuova permanenza di due anni (dal 1783 al 1785) in Virginia, vi torna nuovamente stabilendosi a Parigi. Qui ebbe contatti con le personalità più rappresentative della cultura del tempo: conobbe il duca de La Rochefoucauld, Condorcet e Lavoisier. Contribuisce alla diffusione della conoscenza degli Stati Uniti pubblica, nel 1788, le Recherches historiques et politiques sur les etats-unis de l’Amerique septentrionale che costituisce una preziosa fonte d’informazione per gli storici del tempo. Grazie alle amicizie fatte a Parigi, instaura rapporti col re Stanislao di Polonia, del quale divenne il primo rappresentante ufficiale in Francia. Come agente diplomatico della Polonia segue la Rivoluzione Francese. Vive anche a Varsavia, per un anno, prima di ritirasi definitivamente in Italia, e precisamente a Pisa, nel 1792. Muore il 19 marzo 1816 lasciando un’unica figlia, Elisabetta, avuta dall’ultima delle sue tre moglie. Di lui restano anche delle importanti Memorie che furono pubblicate postume da Gino Capponi nel 1845. 

 

Ardengo Soffici

 

Ardengo SofficiNativo di Rignano sull’Arno (7 aprile 1879) ma poggese d’adozione, Ardengo Soffici, artista poliedrico (pittore, scrittore, critico) è una delle figure più interessanti del panorama culturale del’900 italiano ed europeo.
Nel novembre del 1900 parte per Parigi, in compagnia di Giovanni Costetti, Umberto Brunelleschi e Gino Melis, per visitare l’Esposizione Universale. Dopo aver esposto agli Indipendenti ed essere stato favorevolmente notato da critici eminenti conosce e si fa amici pittori e scultori come Picasso, Manolo, Braque, Derin, Matisse, Vlaminck; poeti e scrittori come Apollinaire, Jacob, Salmom. E’ così che egli si accosta ai cenacoli famosi della Plume, della Revue Blanche, dell’Europe Artiste, dell’Oeuvre d’Art International, riviste alle quali collabora con disegni e scritti.
Rientrato nel 1907 a Poggio a Caiano, nella casa che abiterà per tutta la vita, inizia una intensa stagione di lavoro. La sua pittura maturata dalle esperienze francesi e dall’esempio di Cézanne, mostra spiccata personalità e qualità formali di rilievo nell’elaborazione di un soggetto, il paesaggio, che rimarrà centrale in tutta la sua attività. Con Papini e Prezzolini nel 1908 inizia l’avventura de “La Voce”: vi pubblicherà articoli che avranno conseguenze importanti per la cultura italiana, su Medardo Rosso, l’Impressionismo, e, nel 1911, su Picasso e Braque e nel 1913 darà vita, insieme all’amico Papini, alla rivista “Lacerba”. Soffici ha legato il suo nome a una stagione importante dell’arte italiana come il Futurismo, prima di approdare, con il cosiddetto “ritorno all’ordine”, ad una dimensione lirica e intimistica di cui sono testimonianza le opere nate durante il suo lungo soggiorno poggese. Soggetto ricorrente di queste opere è proprio il Poggio, che Soffici amò profondamente, tanto che in una intervista del 1957 alla RAI, ebbe a dire: “Anche oggi dopo 55 anni di pittura, il mio lavoro è una specie di identificazione tra me e il paese in cui vivo: a forza di amarlo e capirlo è avvenuto che io sono diventato il paese e il paese è diventato me”. Soffici è scomparso a Vittoria Apuana il 19 agosto del 1964 e riposa nel cimitero di Poggio a Caiano. La sua abitazione si trova nella via che porta il suo nome, all’inizio della strada che da Poggio a Caiano porta alla città di Leonardo da Vinci.

 

Armando Spadini

 

Armando SpadiniNasce a Firenze nel 1883 da un artigiano e da una sarta nativa di Poggio a Caiano, Maria Rigacci. 
Fu, intorno ai primi decenni del secolo, uno dei maestri del cosiddetto "nuovo corso" della pittura italiana. Predilesse temi intimistici e quotidiani, come testimoniano il dipinto "La Sposa", del 1908, raffigurante la moglie in abito da sposa (collezione CariPrato) e l'olio su tela "Bambini che studiano", dal 1918, riportato sul retro delle banconote da 1000 Lire in corso dal 1990 e fino all’entrata in vigore dell’Euro.
Spadini muore nel 1924, è sepolto nel cimitero di Poggio a Caiano. Sulla sua lapide è riportata un'epigrafe di Soffici: "Per l'arte visse-morì-vivrà".

 

 

Suor Margherita Caiani

 

Suor Margherita CaianiNasce il 2 novembre 1863 in una casa di Via Cancellieri ( di fronte all’attuale sede del Comune). Madre Caiani ha rappresentato un esempio di fede e impegno di grande elevazione spirituale. Fin da giovane si mise a servizio delle persone bisognose. Nel 1902 dopo aver vestito l’abito religioso, diede vita all’Istituto delle Suore Francescane Minime ( che sorge sulla strada statale di fronte alla Villa Medicea). "Non ho la scienza ma ho il dovere di catechizzare", questo era un suo motto. Accanto all’assistenza agli anziani, ai malati e ai poveri dedicò gran parte delle sue energie nell’opera educatrice e fin dal 1902 diresse una scuola. Precorritrice dei tempi, già nel 1908 aprì le sue aule alle classi miste, bambini e bambine.
Muore a Montughi l’ 8 agosto 1921. 
L’iter per la sua beatificazione ebbe inizio nel 1952. Dai documenti e dalle testimonianze dirette di quanti la conobbero in vita, emerge il ritratto di una donna di grande fede, di senso umano, costantemente tesa verso Dio.
Dopo un lungo esame di questo materiale sono state riconosciute le sue virtù e alla fine del 1988 è arrivata la notifica della sua beatificazione.
Venne ufficialmente elevata agli onori dell’altare il 23 aprile 1989 da Papa Giovanni Paolo II. Le sue spoglie sono deposte in una teca nella Cappella di fondazione del suo Istituto.

 

Luigi Becagli

 

Luigi BecagliNasce a Poggio a Caiano il 3 gennaio 1921. A undici anni trova il primo lavoro in una vetreria di Peretola. Dopo sei anni viene assunto in una filatura di Prato dove vi resterà fino alla chiamata per il servizio militare (1941). Durante il periodo della guerra conosce una ragazza di nome Dina nativa di Riva di Suzzara. Prende pertanto inizio una sequela di viaggi, su e giù dagli Appennini. Poggio a Caiano-Riva di Suzzara e ritorno. Viene precettato per la neonata R.S.I. con destinazione l’Adriatico, ma ben presto fugge e rientra a Poggio a Caiano. Qui viene preso dalla nostalgia della fidanzata e per questo lascia Poggio ed il 15 aprile 1944, a Riva di Suzzara, prende come moglie Dina. Il 16 settembre del 1945 viene alla luce il figlio a cui viene dato il nome del nonno paterno Casimirro. Ad aprile 1945 i tedeschi fuggono da Suzzara ed alcuni giovani del paese decidono di inseguirli nonostante molti cerchino di dissuaderli: si trovano a tu per tu con i tedeschi e ne scaturisce un conflitto a fuoco nel corso del quale Becagli viene colpito a morte. E’ il 23 aprile 1945. Luigi Becagli detto “ il toscanino” aveva 24 anni.

 

Paolino Taddei

 

Paolino TaddeiVive uno dei periodi storici più travagliati del nostro Paese, protagonista di eventi decisivi negli anni della crisi e della caduta dello stato liberale ( 1914-1922).
Nasce a Poggio a Caiano il 22 gennaio 1860. Nel 1911 viene nominato Prefetto e assegnato alla sede di Ferrara. Questo suo primo incarico gli dà l’occasione di dar prova del suo pragmatismo e delle sue capacità: riesce infatti a risolvere una spinosa questione sorta tra agrari e braccianti e il "lodo Taddei", con il quale egli risolve la vertenza, continuerà a rappresentare un documento fondamentale e un precedente importante per diversi anni. Successivamente sarà Prefetto di Ancona e Torino. Nel 1921 il presidente del Consiglio dei Ministro, Giolitti, propone la sua nomina a senatore del Regno; la otterrà nel corso dello stesso anno, per essere nominato nell'agosto del 1922 ministro dell'Interno nel secondo governo di Luigi Facta.
Fu uno dei Ministri che si oppose fermamente alla marcia su Roma, ma la sua difesa dello stato liberale fu inattuata per il rifiuto del Re di firmare il decreto di stato d’assedio.
Trascorre i suoi ultimi anni a Firenze. Muore il 15 ottobre 1925 e viene sepolto nel Cimitero della Misericordia di Pistoia.

 

Giovanni Bellini

 

Giovanni BelliniGiovanni Bellini nasce tra le colline di Poggio a Caiano e Carmignano nel 1889 e più precisamente in località Trefiano. Il padre è acetaio la madre invece è trecciaola. Giovanni viene battezzato a Bonistallo e cresce nella campagna contadina di quegli anni, ma ben presto entra a contatto con un mondo diverso da quello contadino: è amico di Rosai, di Agnoletti, di Soffici, di Tomei e di tutto il gruppo di “Lacerba”. Sulla rivista futurista pubblicherà tre suoi scritti.
Interventista convinto si arruola nella IX Compagnia del 127° Reggimento Fanteria.
Il 7 luglio 1915 una granata, scoppiata nella trincea durante la presa di Plava, lo uccide sul colpo. Fu tumulato a S. Lucia sull’Isonzo. Il Bellini portava sul petto un taccuino dei suoi scritti che risalivano proprio al periodo della prima guerra mondiale: questo taccuino venne raccolto e pubblicato postumo nel 1921 da Agnoletti col titolo di Arciviaggio. Era stato lo stesso Bellini a parlare per la prima volta di un arciviaggio che egli voleva compiere. Ne parlava con le sorelle, mentre queste erano impegnate nel ricamo ed egli, lasera, dopo aver chiuso lo stanzone degli aceti, sedeva vicino a loro col sigaro acceso e raccontava" Un giorno o l’altro bosisogna che vada a fare un gran viaggio. Dovrà essere un gran bel viaggio, un arciviaggio".

 

Francesco Inverni

 

Francesco InverniNasce a Poggio a Caiano nel 1935 è uno dei più interessanti esponenti della cosiddetta arte toscana nonché instancabile operatore culturale. A partire dagli anni '70 partecipa attivamente alla vita dello spazio culturale "Saletta Ambra" insieme a Renato Cantinelli e Giancarlo Landi che l'aveva fondata nel 1967.Nella vita artistica di Inverni non si può non ricordare il suo primo incontro con Soffici avvenuto a Poggio a Caiano in una calda estate del 1953, dal quale ne esce rinfrancato a proseguire gli studi. “La sua critica fu incoraggiante, a tal punto che decisi di frequentare l’Accademia di Belle Arti”. Nel 1958 e l’anno successivo si aggiudica il premio nazionale “Primavera”. Dai primi anni sessanta fino alla fine degli anni ottanta espone con personali in Cile, Francia e nelle maggiori gallerie italiane riscuotendo successi di critica e di pubblico. Negli ultimi anni espone in Cile, a Messina e nella primavera del 1991 era prevista una mostra antologica a Ferrara a Palazzo dei Diamanti. Muore a Poggio a Caiano il 12 febbraio 1991. A lui è intitolata la biblioteca comunale.

 

Padre Egidio Raimondo Maccanti

 

Padre Egidio Raimondo MaccantiRaimondo Maccanti nacque il 21 marzo 1876 a Poggio a Caiano, allora comune di Carmignano, da Giuseppe e Elisa Ferrari. Il suo nome originario, Egidio, fu cambiato in Raimondo all’atto della sua vestizione nell’ordine dei Domenicani nel gennaio del 1893 in San Domenico di Fiesole.
Nel 1915, dopo avere per vari anni svolto un’intensa attività di apostolato a Firenze e Siena, con l’entrata in guerra dell’Italia, partì per il fronte francese, prima come volontario e poi regolarmente arruolato come cappellano militare con il grado di tenente.
Aggregato al 3° Reggimento Bersaglieri e in un secondo momento al 51° Reggimento Fanteria della Brigata Garibaldina “Alpi” comandata da Peppino Garibaldi, nipote dell’eroe dei due mondi, si distinse più volte in valorose azioni di soccorso ai feriti italiani e francesi che condusse di persona incurante dei continui cannoneggiamenti.
Questo suo valoroso comportamento gli valse la decorazione di medaglia di bronzo nel 1917, e medaglia d’argento e croce al merito nel 1918.
Morì, colpito da schegge di granata durante un bombardamento nemico, il 18 settembre 1918, sul fronte della Marna, durante quella che fu l’ultima sua operazione di soccorso.
Dal 1924 le sue spoglie riposano a Firenze.
Oggi lo ricordano due targhe poste: una in piazza San Marco a Firenze al n. 1 al convento dei Domenicani, e l’altra alla ex scuola media (oggi comando Vigili urbani) di Poggio a Caiano.​ Nel 1972 l'Amministrazione Comunale decise di onorare la sua memoria dedicandogli una Via del paese.

 

Giorgio Gatti

 

Giorgio GattiGiorgio Gatti, baritono, nasce a Poggio a Caiano nel 1948, giovanissimo vince il concorso "A. Belli" di Spoleto (1971) e l’anno successivo risulta vincitore della Rassegna televisiva Internazionale "Voci nuove rossiniane" indetta dalla RAI. In seguito ha cantato, sotto la direzione di illustri maestri e registi, nei più importanti festival, teatri italiani ed esteri riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica. In Duo con la moglie Maria Teresa Conti pianista e clavicembalista, esegue concerti di musica da camera e si è dedicato alla riscoperta di parti buffe in opere di rara esecuzione o del tutto inedite. Ha effettuato numerose incisioni con le maggiori case discografiche. Nel 1992 ha interpretato la parte del Sagrestano nel film televisivo "Tosca nei luoghi e nelle ore di Tosca" insieme a Placido Domingo, sotto la direzione di Zubin Mehta con la regia di Giuseppe Patroni Griffi. Nel 2000 ha interpretato la parte del Marchese d’Obigny nel film televisivo "La traviata à Paris" sotto la direzione di Zubin Mehta con la regia di Giuseppe Patroni Griffi. Nel 2002 ha interpretato la parte dell’Impresario nel "Musical" Caruso la storia di un mito con Katia Ricciarelli e nel 2003 ha interpretato la parte di Cassell nella "Commedia musicale" Victor Victoria con Paolo Ferrari e Matilde Brandi. Nel 2007 ha interpretato la parte del Marchese d'Obigny ne La Traviata sotto la direzione di Gianluigi Gelmetti con la regia di Franco Zeffirelli al Teatro dell'Opera di Roma.

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