LA VISITAZIONE
Da sabato 5 ottobre 2024 presso la Villa Medicea di Poggio a Caiano . Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria.
Orari: da martedì a domenica con ingresso ogni ora a partire dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 15.30. La prenotazione è obbligatoria e gratuita al numero +39 055 877012.
Terminati i lavori di allestimento e completata la messa a punto e la realizzazione della teca protettiva la Visitazione del Pontormo, trasferita di recente dalla Pieve di Carmignano attualmente inagibile, dal 5 ottobre 2024 sarà nuovamente esposta al pubblico nella Sala del Fregio a poca distanza dal Salone di Leone X, dove si trova un altro capolavoro del Pontormo, l’affresco con Vertumno e Pomona del 1520-21.
La Diocesi di Pistoia e di Pescia ha accolto la proposta congiunta della Direzione regionale Musei nazionali Toscana del Ministero della Cultura e del Comune di Poggio a Caiano, condivisa anche dal Comune di Carmignano, in accordo con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Firenze, Pistoia e Prato, di esporre a Poggio a Caiano i dipinti della Pieve per il tempo necessario al restauro della chiesa, che versa in condizioni conservative molto critiche, tali da non garantire la sicurezza al suo interno delle opere d’arte.
La Direzione generale Musei ha stanziato un finanziamento di 35 mila euro a favore della Direzione regionale Musei nazionali della Toscana per tutte le operazioni legate all’allestimento della Visitazione nella Sala del Fregio della Villa di Poggio a Caiano e all’adeguamento delle condizioni microclimatiche della stessa.
Nella sala della Giostra del Comune di Poggio a Caiano, che ha fornito anche un importante contributo economico per il trasporto, la movimentazione della Visitazione e la realizzazione della sua teca protettiva, hanno trovato ospitalità e sono esposte da settembre le altre pale d’altare provenienti dalla Pieve: la Madonna del Carmine e santi di G. P. Naldini e i Santi, l’Annunciazione di Ambito fiorentino), la Natività di Ambito fiorentino), la Madonna del Rosario di C. Lotti, ‘Estasi di San Francesco del Cigoli.
La Visitazione ora esposta nella Villa di Poggio a Caiano, oggi parte del nuovo istituto autonomo del MiC – Ville e residenze monumentali fiorentine diretto da Federica Bergamini, fu dipinta dal Pontormo nel 1528-1529 ca. per la cappella dei Pinadori, famiglia di ricchi speziali antimedicei, all’interno della Pieve di Carmignano. Mai citata dal Vasari, è tornata all’attenzione della critica moderna grazie all’attribuzione di Carlo Gamba del 1924. L’attribuzione si basa su un passo del Bocchi-Cinelli (1677) che ricorda un modello preparatorio per i Pinadori riferito già all’epoca al Pontormo. Del modello si sono perse le tracce, ma sono conservati alcuni disegni preparatori nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, da cui si evince uno schema compositivo simile a quello utilizzato da Albrecht Dürer del 1497 nell’incisione raffigurante Quattro Streghe: è ben noto come il Pontormo si ispirasse frequentemente, nella forma e nei contenuti, all’arte d’Oltralpe. Dalle disposizioni testamentarie di Bartolomea del Pugliese, moglie di Paolo Pinadori, del 25 giugno 1538, si apprende che a quella data l’opera era già stata eseguita ed era destinata all’altare della famiglia nella Pieve di Carmignano. La morte di Paolo Pinadori nel 1526 è stata, con tutta probabilità, l’occasione per rinnovare la cappella di famiglia e per commissionare la nuova pala d’altare. I Pinadori, ricchi speziali fiorentini, erano anche fornitori di colori per artisti ed ebbero l’opportunità di conoscere il Pontormo per il tramite di Ludovico Capponi e della Confraternita di San Sebastiano, della quale facevano parte il giovane Bonaccorso Pinadori ma anche il Carucci e il Bronzino, che aveva anche eseguito un suo ritratto.
La pala raffigura l’incontro tra Maria e la cugina Elisabetta, entrambe incinte, narrato nel Vangelo di Luca: le due figure femminili, monumentali e slanciate, si uniscono in un abbraccio così vibrante e vivo da rappresentare l’animo umano in un attimo sospeso tra il reale e l’irreale. I volti, segnati da un’espressione di profonda commozione, sembrano riflettere un’interiorità complessa e tormentata e i corpi abbigliati con colori vivaci e cangianti alimentano un’atmosfera mistica, che trascende la dimensione terrena. Il contesto è tipicamente fiorentino, con altissimi palazzi caratterizzati dal bugnato in pietra serena e cornici marcapiano.
La composizione esprime un sentimento religioso di ispirazione riformata, e propone una invenzione formale di grande originalità (ed ancora in parte misteriosa), con l’accostamento delle quattro maestose figure femminili sdoppiate e poste a specchio su uno sfondo architettonico quasi astratto, con un gioco incrociato dei colori vivaci e contrastanti delle vesti e dei panneggi.
La datazione alla fine degli anni Venti del Cinquecento si motiva per lo stile a metà strada tra la Deposizione (1526-28) per la Cappella Capponi in Santa Felicita e il dipinto coi Diecimila martiri (1528-30) della Galleria Palatina di Firenze. Il restauro eseguito in occasione della mostra Pontormo e Rosso. Divergenti vie della “Maniera” (Firenze, Palazzo Strozzi, 2014) ha confermato la datazione e restituito i colori vibranti con cui la Visitazione era stata concepita in origine.
Come scrive il Vasari, il Pontormo era un artista “di singolare ingegno e di maniera molto propria”, capace di tradurre in immagini le più sottili sfumature dell’animo umano. Questa opera del Pontormo, lontana dagli schemi classici, è considerata oggi quasi un manifesto delle inquietudini del Manierismo, per le sue figure dalle forme allungate ed ovoidali, le loro pose innaturali, i colori usati in modo antinaturalistico e la ricerca di una bellezza inquieta e tormentata.
Nella Visitazione le peculiarità dello stile del Pontormo raggiungono un apice assoluto, dando vita ad un’opera che ancora oggi affascina e commuove. Nel 1995 l’artista statunitense Bill Viola, dopo aver casualmente visto l’opera riprodotta sulla copertina di un volume, ne rimase talmente affascinato che realizzò The Greeting, un’installazione audio-video che è un omaggio al dipinto. Per enfatizzare il mistero dell’incontro fra le donne, Bill Viola adoperò uno slow motion estremo, che dilata una azione di quarantacinque secondi in un video della durata di dieci minuti. L’impatto della poetica pontormesca fu tale che Viola nel 2013 volle scrivere una dedica al grande maestro fiorentino, con la toccante conclusione “with gratitude and respect”.
LE ALTRE 6 OPERE DEL XV-XVII SECOLO PROVENIENTI DALLA CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO DI CARMIGNANO
Dal 12 settembre presso la Sala della Giostra del Palazzo Comunale . Ingresso gratuito senza prenotazione.
Orari: martedì e venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00.
La Sala della Giostra del Palazzo, comunale, adibita a sala espositiva, ospiterà temporaneamente sei pregevoli dipinti realizzati dal XV al XVII secolo da Cosimo Lotti, Giovan Pietro Naldini e da altri artisti dell’ambito fiorentino, provenienti, come la Visitazione, dalla Chiesa di San Michele Arcangelo di Carmignano.
Le opere esposte sono:
Giovan Pietro Naldini, Santi Giovanni evangelista, Francesco, Macario e Andrea che contemplano un’Annunciazione della prima metà del XV secolo, sec. XVII, secondo quarto (1625-1649), olio su tela/tempera grassa su tavola inserito in cornice propria nella parte alta, cm 270x194
L’opera raffigura i quattro Santi a coppie, disposte sui due lati: San Giovanni Evangelista con San Francesco a sinistra, San Macario con Sant’Andrea a destra, riconoscibili tramite gli elementi di riferimento dell’iconografia classica. I Santi occupano uno spazio semicircolare e i loro volti ben caratterizzati permettono una facile individuazione anche attraverso il Vangelo, le Stimmate, il teschio e lo strumento del martirio, in linea con la Biblia pauperorum.
I drappeggi degli abiti e la scelta dei colori rendono l’opera più viva ed incline al gusto dell’epoca, smorzando la rigidità gestuale. I soggetti sono rappresentati in atteggiamento devoto sotto una cornice sostenuta da due angeli, raffigurante l’Annunciazione. L’opera, ispirata al prototipo della SS. Annunziata di Firenze, deve aver assunto un particolare significato dal punto di vista devozionale, tanto da giustificarne la conservazione all’interno della più tarda tela del Naldini.
La pala è collocata sin dall’origine sul secondo altare a sinistra della Chiesa di San Michele Arcangelo a Carmignano, dedicato dai fratelli Andrea e Pietro Rondi a San Giovanni Evangelista e ai loro Santi protettori dal 1631. I Santi sono attribuiti a Giovan Pietro Naldini, mentre la piccola Annunciazione è stata realizzata da un pittore ignoto dell’ambito fiorentino.
Giovan Pietro Naldini, Madonna del Carmine e Santi, secolo XVII, secondo quarto (1633), olio su tela, cm 283x198
La tela riproduce la Madonna del Carmine che, assistita da quattro Santi, accoglie l’anima di un penitente, dopo aver scontato la sua colpa in Purgatorio. L’anima è presentata da un angelo, probabilmente un serafino. Nella parte bassa dell’opera sono raffigurate tra le fiamme altre anime penitenti che indossano lo scapolare mariano ed invocano l’intercessione della Vergine Maria.
Connotata da una forte vocazione didascalica, l’opera adotta un’iconografia e un linguaggio espressivo e popolare capace di suscitare devozione anche negli spiriti più semplici.
Nella parte inferiore del dipinto, che ritrae un’umanità peccatrice deturpata da vizi occulti, si denota la ricerca di un realismo di diversa natura, che forse il pittore ha sperimentato nella bottega di Jacopo Chimenti, detto l’Empoli.
Dal 1633 questa pala è collocata sull’altare della famiglia Panfi della Chiesa di San Michele Arcangelo a Carmignano. L’opera è stata attribuita a Giovan Pietro Naldini, attivo a Prato nella prima metà del XVII secolo.
Ambito fiorentino, Natività di Gesù, secolo XVII, prima metà (1600-1649), olio su tela, cm 275x194
Di ignoto pittore toscano e risalente al XVII secolo, la Natività presenta il Divino Bambino adagiato su un cesto di vimini colmo di paglia e adorato da Maria, San Giuseppe, angeli e pastori. Sant’Antonio Abate assiste alla scena in preghiera. In alto è raffigurato Dio Padre benedicente alla presenza dello Spirito Santo tra due angeli che reggono il cartiglio con la scritta “Gloria in excelsis Deo”.
Un cono di luce proveniente dall’alto illumina la scena centrale scolpendo le pietre del selciato, il cesto di vimini e le spighe dorate poste a raggiera attorno al Bambino Gesù.
Una teofania nitida e ben composta, simile ai presepi del Ghirlandaio, che risulta impreziosita da un realismo teso all’immediatezza e alla chiarezza del messaggio.
La pala è collocata sul primo altare a sinistra della Chiesa di San Michele Arcangelo a Carmignano, eretto da Antonio Cardini nel 1642.
Giovan Pietro Naldini, San Francesco riceve le Stimmate, 1635, olio su tela, cm 262x200
La tela, collocata sul terzo altare da destra (altare della Famiglia Venzi eretto nel 1636) della Chiesa di San Michele a Carmignano, raffigura il Poverello di Assisi inginocchiato durante l’esperienza mistica che lascerà impressi su di lui i segni della Passione di Cristo.
Il pittore trae ispirazione dalla pala della Chiesa dei Cappuccini di Montughi dipinta da Jacopo Chimenti, detto l’Empoli. Di quell’opera sono mantenute la figura del Santo con la quinta rocciosa alle spalle, gli angioletti allacciati e gli oggetti in primo piano come il libro, il teschio, la croce e la figura di Fra’ Leone nella stessa posizione. Naldini dipinge tuttavia con maggiore originalità la veduta sullo sfondo, con un ponte diroccato, viandanti che guadano un fiume e cavalieri.
La pala era per tradizione attribuita a Lodovico Cardi detto il Cigoli ma, in base ai successivi studi dello storico dell’arte Claudio Cerretelli (Il Seicento a Prato), l’opera è stata collocata in un periodo più moderno, coevo all’edificazione dell’altare, nonostante l’utilizzo di modelli antecedenti di oltre un trentennio.
Cosimo Lotti, Madonna del Rosario, sec. XVII, primo quarto (1601), olio su tela, cm 283x198
La tela rappresenta in modo originale la Vergine del Rosario, la cui corona sorretta da quattro angeli è simile iconograficamente ad un monile di gusto granducale. Sulla corona sono rappresentati i Misteri: i Dolorosi simili a cammei intagliati in pietra dura, i Gloriosi nei tondi dorati che risplendono tra i puntali e i Gaudiosi nei tondi azzurri in secondo piano.
Si tratta di una elaborazione originale di quella classica iconografia mariana che si diffuse dopo la battaglia di Lepanto del 1570, allorquando la vittoria della cristianità sui Turchi fu attribuita all’intercessione della Madonna del Rosario.
Tale opera subordina la chiarezza della lettura all’efficacia dell’insieme che risulta particolarmente “teatrale”. La scelta è confermata dagli effetti raffinati e dai materiali pregiati, quali le gemme della corona, il drappeggio a righe sostenuto dagli angeli e il piviale finemente ricamato di San Silvestro, raffigurato in ginocchio a sinistra.
Il dipinto è firmato “Cosimus de Lottis” (Cosimo Lotti), pittore che seppe distinguersi anche come abile architetto e progettista di fontane, mascheroni, giochi d’acqua nelle ville e nei giardini granducali.
Fu collocato nel terzo altare a sinistra della Chiesa di San Michele a Carmignano, in sostituzione della pala trafugata del Martirio di Sant’Apollonia.
Il Comune di Poggio a Caiano, in accordo con la Parrocchia di San Michele Arcangelo, la Direzione regionale Musei nazionali Toscana - Ministero della Cultura e il Comune di Carmignano, si è fatto promotore del trasferimento temporaneo delle suddette opere, provenienti dalla Chiesa di San Michele Arcangelo a Carmignano, in fase di ristrutturazione, ai fini della loro tutela, salvaguardia e valorizzazione culturale.
Al termine dei lavori di ristrutturazione della chiesa, le opere torneranno nella loro sede originaria.